Il testo, ora al vaglio del Consiglio dei Ministri, è stato presentato il 25 ottobre scorso in conferenza stampa dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede insieme al Ministro della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno e a Michelle Hunziker per l’associazione “Doppia Difesa”.
“Lo Stato deve fare tutto il possibile per riuscire a debellare la piaga della violenza sulle donne, puntando non solo sulla repressione e sulla punizione ma, ancor prima, sulla prevenzione di questi delitti odiosi” – ha detto in apertura il Guardasigilli. “Lo Stato e la giustizia devono intervenire prima che succeda l’irreparabile, proteggendo i cittadini, specie quelli più deboli. Chi fa violenza a una donna non è un uomo” – ha poi proseguito.
L’obiettivo della proposta di legge in commento è quello di arginare i tempi troppo lunghi della giustizia, assicurando una corsia preferenziale alle denunce di violenza subite dalle donne, riservando a tali casi una priorità di trattamento, proprio come succede negli ospedali con i pazienti che giungono in “codice rosso”.
“E’ inaccettabile che ci siano donne che muoiono in attesa di giudizio” ha tuonato Bonafede.
Questa proposta di legge nasce infatti dall’esperienza e dalle storie di tante donne che sono state uccise o che hanno subito violenze molto gravi e per tutte coloro che, ancora oggi, non denunciano per la paura di non trovare nello Stato e nella Giustizia una risposta adeguata e tempestiva.
Il disegno di Legge reca dunque “Modifiche al Codice di procedura penale: disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere”, garantendo la precedenza alle denunce di violenza in cui si ravvisano seri pericoli per l’incolumità della donna.
Viene infatti proposta – andando in ordine – la modifica dell’art. 347 c.p.p. con la previsione di un obbligo per la polizia giudiziaria di comunicare immediatamente al Pubblico Ministero le notizie di reato acquisite che riguardino casi di maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori (stalking) e lesioni aggravate, commessi in contesti familiari o di semplice convivenza, senza alcuna discrezionalità sulla sussistenza dell’urgenza.
La ratio è chiaramente quella di avviare tempestivamente la procedura, permettendo l’adozione di provvedimenti “protettivi o di non avvicinamento” prima che gli episodi denunciati – nell’attesa che la macchina della Giustizia venga messa in moto – sfocino nell’irreparabile.
Viene altresì presentata la modifica dell’art. 362 c.p.p., prevedendo che l’ascolto della vittima da parte del Pubblico Ministero avvenga entro 3 giorni dall’avvio del procedimento e l’integrazione dell’art. 370 c.p.p., affinché obblighi la polizia giudiziaria a svolgere con priorità le indagini delegate dal P.M., senza operare alcuna valutazione discrezionale sull’urgenza, quando si tratti di reati (maltrattamenti, violenza sessuale, lesioni aggravate, ecc.) commessi in ambito familiare.
Infine, viene introdotto un obbligo di formazione per le forze dell’ordine, con la frequenza di corsi ad hoc, affinché possano fornire al personale coinvolto le competenze specialistiche necessarie.
Restiamo quindi fiduciosamente in attesa del vaglio del nuovo “Codice Rosso” da parte del Consiglio dei Ministri e della sua approvazione (si spera all’unanimità) da parte del Parlamento.